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Lo scorso venerdì mi trovavo al matrimonio di un amico. È stato un matrimonio semplice, intimo e spogliato dalle classiche tradizioni. Un candido viso coperto da un velo. Un vestito bianco, lungo a sufficienza da creare quel confortante movimento intermittente che accompagnato
da un leggero fruscio sul marmo freddo segue la giovane donna lungo la navata della chiesa. Una chiesa di paese magari, il paese natale della sposa, che stretta al braccio del padre si lascia consegnare nella mano di quello che sarà l’uomo che l’accompagnerà ogni giorno, per il resto della vita.

Non vi era chiesa, non vi era padre e nessun velo a coprire il viso. Un viso dal trucco leggero, contornato solo da lunghi capelli sciolti ondulati ed una delicata corona di fiori bianchi. Eppur c’era quel lieve movimento dell’accennato strascico mentre saliva le scale, anch’esse in marmo e pregne di storia. Strascico di un abito avorio che profumava di tempi andati e di vecchie fotografie che scaldano il cuore. La storia è quella della Rocca dei Gonzaga, comune del piccolo paese dove lo sposo vive, dove è nato, è cresciuto. Ma in questo matrimonio, privo di pomposi ricevimenti e schiere di parenti, quel che delle tradizioni è rimasto, è la rivisitazione locale del folclore inglese di epoca Vittoriana:

“Something old,
Something new,
Something borrowed, 
Something blue
And a silver sixpence in her shoe”

La strofa recita così: “qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di blu ed un sixpence(moneta d’argento britannica) nella sua scarpa”.
La moneta non ci appartiene ma le altre quattro rime, non saprei dire esattamente da quando ma sono state, di certo,simbolicamente interpretate anche dalla tradizione italiana popolare del rito nuziale:

  • Qualcosa di vecchio per non dimenticare il passato
  • Qualcosa di nuovo per la futura vita insieme
  • Qualcosa di prestato per l’affetto di una persona cara
  • Qualcosa di blu, simbolo di purezza in epoche lontane

La versione italiana aggiunge anche “qualcosa di regalato” che potrà essere inteso come quel “qualcosa di nuovo”,
tuttavia rappresenta sempre l’affetto dei cari.

Ora, se si pone attenzione agli accessori tipici di questo rito, civile o religioso che sia, oltre a velo, giarrettiera etc.,
non riesco a figurarmi come protagonista assoluto nulla, se non il gioiello.

Per cominciare, una proposta di matrimonio che si possa chiamare tale prevede (sempre tradizionalmente parlando)
un anello di fidanzamento.
Solitario, fedina o anello tramandato di generazione in generazione all’interno della famiglia, sempre di anello
(e di diamanti) si tratta.

Poi, si passa alla scelta delle fedi, che nel mondo occidentale sono pressoché indispensabili e generalmente in oro
(giallo se si segue la tradizione).

Ed ora, i gioielli della sposa.
Essi sono certamente parte integrante dei riti nuziali di tutto il mondo, ne sono prova i popoli orientali o africani che
per tradizione sfoggiano importanti corredi spesso ricoperti di pietre preziose o semi-preziose.
Un esempio sono le spose indiane che durante il rito indossano Jhumka e Haar (orecchini e collana) Mangalsudra
(medaglione d’oro), Payal (cavigliera), Nath (anello da naso), Chooda (bracciali) e Bichua (anelli da piede).

Quale sia il processo di scelta di un gioiello se non incluso all’interno di usi e costumi posso solo immaginarlo (presentando ancora uno stato civile nubile sulla carta d’identità). Ad ogni modo, credo che le spose italiane possano considerarsi eleganti per essenzialità e sobrietà, tanto da definirle “minimal chic”.

Un leggero filo di perle con orecchini in coordinato resta sempre un grande classico così come i diamanti che brillano
di eccezionalità e finezza.

Ritornando alla rima Vittoriana di chi spera nella sorte, ragionavo su quanto futura sposa e cari esigenti possano trovare conforto tra il metallo e le pietre di un gioiello nel soddisfare ogni verso della strofa in rima.

Tra le creazioni di Ametis si fanno largo ottimi pretendenti:

Per un fidanzamento sopra le righe, acquamarina, perle, ametista e opale

Pendenti ed anelli di zaffiri, diamanti e di nuovo acquamarina per soddisfare ogni rima

Acquamarinadiamanti e uno zircone naturale per chi non riununcia ad un design classico e minimale

E come cantano i Placebo:
“something borrowed, 
 something blue, 
 every me and every you”
 
Al di là della tradizione, dei matrimoni e delle usanze, “ogni parte di me ed ogni parte di te” da chiunque sia formata la coppia, love is what it’s all about.

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